Gli studenti del Polo Tecnologico di Lamezia hanno avuto la possibilità di dialogare con Roberto Di Bella

Il Presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria ha portato ai ragazzi la testimonianza della sua lunga attività

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Questa mattina si è svolto in videoconferenza un incontro con il quale gli studenti del Polo Tecnologico di Lamezia hanno avuto la possibilità di dialogare con Roberto Di Bella nell’ambito dei progetti su Cittadinanza e Costituzione.

A moderare la conferenza sono state Daniela Grandinetti e Angela Fazio, docenti dell’Istituto, alla presenza della Dirigente Patrizia Costanzo.

Introdotto da Bruna Siviglia, Presidente dell’Associazione Biesse che ha curato il progetto Giustizia e Umanità – Liberi di scegliere, il Presidente del Tribunale dei minori di Reggio Calabria ha portato ai ragazzi la testimonianza della sua lunga attività (raccontata nel libro Liberi di Scegliere, scritto insieme alla sceneggiatrice Monica Zapelli, dal quale è stato tratto il film omonimo andato in onda su Rai Uno e interpretato da Alessandro Preziosi nel ruolo del Giudice Di Bella).

Roberto Di Bella, con molta semplicità, ha portato la sua esperienza: dagli esordi difficili al suo arrivo in Calabria come giudice minorile, il contatto con un mondo di adolescenti sottoposti da una parte al fascino dei codici mafiosi, convinti dell’inevitabilità del proprio destino, ma dall’altra spesso sofferenti, costretti a delinquere, coinvolti in traffici di droga o armi, come staffette a protezione di latitanti, quando non direttamente artefici di omicidi, talvolta perfino di familiari che non hanno rispettato le regole imposte dalle famiglie, tutte storie drammatiche.

Centinaia di casi hanno spinto il Presidente Di Bella ad andare oltre il suo ruolo di Giudice, che ha sentito l’urgenza di occuparsi di questi ragazzi in modo da dare loro una possibilità che non poteva essere risolta con una condanna.

È nato così il Progetto Liberi di scegliere che oggi è diventato un protocollo governativo che ha permesso a decine di ragazzi di essere allontanati dai nuclei familiari per rifarsi una vita e ha aperto alla collaborazione anche di madri, spesso stanche di vedere i propri figli finire in carcere, quando non morti ammazzati.

Molti i racconti, tra i più toccanti il rapporto che il Presidente mantiene con gran parte dei ragazzi cresciuti altrove, che lo tengono al corrente dei progressi, dei nuovi legami affettivi, dell’affermazione di alcuni diritti che sarebbero stati loro negati, non ultimo quelle di decine di ragazze destinate a matrimoni che sarebbero serviti a rinsaldare rapporti criminali che invece fuori dalla Calabria ritrovano una parità di scelta.

Il Presidente, subito dopo la proiezione di un montaggio delle scene salienti della fiction di Rai Uno, ha sottolineato come abbia voluto fortemente che nel film tratto dal suo libro – scritto perché rimanga traccia dell’attività di questi anni – la sceneggiatura fosse oggettiva e non esaltasse, come spesso avviene in queste fiction, il mito del boss o il fascino della forza del male oscuro. Ha chiesto in sintesi che fosse raccontata la verità.

«Per questo – ha proseguito – la scuola ha un ruolo cruciale: è a scuola che dovrebbero emergere le situazioni critiche, il luogo dove parlare di ‘ndrangheta e di legalità».

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