Discussione sulla Costituzione all’Istituto comprensivo Borrello-Fiorentino con con Giacomo Delledonne

Delledonne ha invitato alla cautela sull’ipotesi di eventuali modifiche per venire incontro all’insorgenza di nuovi diritti e doveri

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“Un viaggio attraverso la Costituzione italiana” è il titolo dell’evento (in modalità a distanza) organizzato dall’IC Borrello-Fiorentino, a cui hanno partecipato gli studenti della Secondaria di primo grado, accompagnati dai loro insegnanti. Ne è stato ideatore e promotore lo stesso Dirigente Scolastico, Giuseppe Guida, sulla scia del rinnovato interesse sui temi costituzionali, suscitato negli studenti e nei loro insegnanti dal nuovo inserimento dell’educazione civica.

Relatore dell’incontro, su invito del Dirigente Scolastico (in virtù di una frequentazione maturata nell’ambito dei comuni studi in giurisprudenza) è stato Giacomo Delledonne, assegnista di ricerca in Diritto pubblico comparato presso la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e abilitato come professore ordinario di Diritto comparato, che ha delineato gli aspetti salienti della “Carta”, anche sollecitato dalle numerose domande, all’insegna di un vero e proprio viaggio (come dice il titolo) “nella” Costituzione italiana o “attraverso” di essa, fatta strumento di riflessione su temi di attualità, interpretati alla luce del dettato costituzionale.

Il “viaggio” dunque ha riguardato le premesse ideali e culturali della “Carta”, partendo da quella corrente storica e di pensiero che prese il nome di costituzionalismo, sorta tra il XVII e il XVIII secolo, per chiedere agli Stati garanzie giuridiche e libertà individuali, gli stessi che sono alla base dei nostri princìpi fondamentali, che, come ha ricordato Delledonne, «non possono essere cambiati neanche cambiando la Costituzione».

Delledonne ne ha poi ricordato il significato storico (così come venne licenziata dai lavori dell’Assemblea Costituente) nel sancire l’impossibile ritorno al fascismo e alla dittatura, mettendo in campo tutti i dispositivi necessari per garantire l’irreversibilità dei diritti e della democrazia. Ed è solo nella lettura attenta e dettagliata degli articoli che si misura la portata di questa operazione, grazie all’analiticità e precisione di ogni dettato, affinché diventasse impossibile in futuro qualunque fraintendimento o scappatoia in senso autoritario. Da qui, la definizione di Costituzione “lunga” (perché appunto molto precisa e analitica) accanto a quella di “rigida”. Da qui, anche, quella gerarchia tra le leggi, in virtù della quale la Costituzione assume il ruolo di fonte e garanzia anche delle leggi successive.

Un’ultima osservazione sul clima di unità nazionale che, come si diceva, guidò i lavori dell’Assemblea costituente ed ebbe anche allora alcuni critici. Delledonne analizza il “compromesso costituente”, osservando che fu merito delle principali forze politiche (e di tutte le forze politiche) assumere coscienza di quel particolare momento storico e decidere di prendere “la via maestra dei patti”, badando solo a ciò che meglio realizzava l’interesse della nascente democrazia, in una sintesi di valori destinata a superare l’usura degli anni e delle ideologie che caratterizzavano allora le rispettive posizioni politiche.

Numerose le domande degli studenti che, spostando in parte il discorso da argomenti più specifici a ragionamenti più generali, relativi alle attuali problematiche (il lavoro, l’immigrazione, la pace, eccetera) non hanno fatto che fornire nuovi approcci alle argomentazioni del prestigioso docente, dimostrando ancora di più l’ampiezza della materia costituzionale e dei temi ad essa collegati. Delledonne ha invitato alla cautela sull’ipotesi di eventuali modifiche per venire incontro all’insorgenza di nuovi diritti e doveri, legati alla sostenibilità e alle tecnologie digitali; in quanto modifiche ispirate a qualcosa di profondamente mutevole come il mondo delle tecnologie (ma anche l’ambiente) rischiano di essere sempre inadeguate e imparziali. Meglio invece soffermarsi su interpretazioni più dinamiche e innovative dell’esistente, mentre non è da dimenticare che, per tali materie l’Italia ha già dei riferimenti nel diritto europeo.

Non è mancata qualche curiosità, come il ricordo di una giovane ricercatrice cinese che, durante un convegno, chiedeva incuriosita come mai nella Costituzione italiana non fosse inserito, come in quella cinese, anche il Codice penale, a conferma della grande diversità nei rispettivi modelli di Stato e di società, anche in ordine alla fonte di legittimazione giuridica dello Stato stesso, fondato (quello cinese) sulla repressione e non, invece (come da noi) sull’appartenenza e partecipazione democratica alla formazione delle regole.

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