All’istituto “Borrello-Fiorentino” convegno sulla “resilienza educativa”

Riconsiderare il modello pedagogico della Scuola, alla luce di un’educazione alla Resilienza, come “risorsa” attiva

Più informazioni su

Riconsiderare il modello pedagogico della Scuola, alla luce di un’educazione alla Resilienza, come “risorsa” attiva, per fare fronte alle sfide del cambiamento e a fronte dell’accelerazione che si profila dietro l’emergenza in atto. Questo il tema dell’incontro che si è tenuto nell’istituto Borrello-Fiorentino (in modalità a distanza) condotto da relatori di livello scientifico e accademico, su invito del Dirigente Scolastico Giuseppe Guida, come attività di formazione e aggiornamento dei docenti.

Ospiti e relatori sono stati i professori: Angela Costabile, docente ordinario in Psicologia dello Sviluppo e dell’Educazione presso l’Università della Calabria; Giuseppe Spadafora, docente ordinario di Didattica e Pedagogia speciale dell’Unical; Francesco Paolo Romeo, ricercatore in Pedagogia dello Sviluppo, giudice onorario Minorile presso il Tribunale per i minorenni di Taranto. L’incontro è stato moderato dalla docente del Comprensivo Palmina Vescio.

Nei suoi saluti introduttivi, il Dirigente Scolastico ha preso le mosse dalle Nuove Indicazioni 2018, i cosiddetti Nuovi Scenari, per sottolineare il ruolo sempre maggiore rivestito dalla cultura e dalla formazione (all’insegna di quella “complessità” della società e della conoscenza di cui parlava il filosofo Edgar Morin) per rispondere in modo “resiliente” e adattativo all’estrema volatilità e compenetrazione dei contesti e per dare senso a ciò che ci circonda; il tutto nell’alveo di un apprendimento permanente (lifelong learning) che metta al centro le competenze chiave, così come suggerito anche in sede europea.

Molti e altamente significativi i temi sollevati e affrontati dagli esimi relatori, anche (ma non solo) alla luce della stagione di crisi attualmente in corso, che ha messo in discussione il modello e l’organizzazione della Scuola “ordinaria” ma, soprattutto, ha riscritto alcuni aspetti della relazione educativo-didattica alla luce dell’emergenza e ha messo a dura prova la tenuta democratica di una Scuola nella sua capacità di essere autenticamente inclusiva nei confronti anche dei più vulnerabili.

Spadafora ha sollecitato i docenti in ascolto a dare più rilievo al loro ruolo di “specialisti” dell’educazione adottando il rigore scientifico delle scienze pedagogiche, come dimensione nevralgica della loro autoaffermazione professionale e della proiezione di tale professionalità all’esterno. Rispondendo a una osservazione di una docente, sul fatto che, rispetto ad altre realtà internazionali, la Scuola italiana (ma anche la ricerca) abbiano maturato molto più ritardo nel perseguire e sviluppare un’educazione alla resilienza, il professore ha sostenuto con decisione la necessità di sviluppare in modo più stringente una sinergia fra educazione e cura, a cominciare da una teoria (in campo accademico, ma non solo) dell’educazione dei più vulnerabili.

Angela Costabile è intervenuta sul tema della resilienza dal punto di vista socio-evolutivo in chiave costruttivista, ovvero illustrando le premesse teorico-pratiche per uno sviluppo della resilienza attraverso l’educazione, con particolare riferimento alle relazioni e ai contesti (rispettivamente protettivi o di rischio) e di conseguenza investendo anche la Scuola, insieme alla famiglia; ma anche, nella sua forte ambivalenza, il mondo delle tecnologie e la diffusione che queste hanno avuto negli ultimi tempi, con un ampliamento delle opportunità così come dei fattori di rischio.

Francesco Paolo Romeo ha inquadrato l’attuale scenario di crisi di una società (già a sua volta caratterizzata da quella “liquidità” di cui ha parlato Zygmunt Bauman) e che ora si è avvitata in una triplice emergenza: sanitaria, sociale, educativa “gravante” in modo particolare sui giovani e sui giovanissimi, come categoria tra le più vulnerabili.

Educare alla resilienza presuppone da parte degli educatori disponibilità e accoglienza, accettazione dell’altro con “sospensione del giudizio”. La Scuola ha una grande responsabilità educativa (insieme alla famiglia) nel prestare ascolto e nel far capire che nessuna sofferenza è irrimediabile, se si ha il coraggio e la capacità di darle un senso. Solo così si diventa resilienti.

In chiusura, il Dirigente Scolastico ha suggerito nuove iniziative di formazione sul tema della “resilienza” organizzativa e funzionale, come un altro aspetto fondamentale che riguarda l’Istituzione Scolastica e la sua capacità di risposta alle emergenze o sollecitazioni.

Più informazioni su