Rappresentanza di studenti incontro il sindaco Mascaro per tornare in Dad ma il primo cittadino non arretra

C'è chi chiede di chiudere le scuole, chi di cambiare i protocolli nazionali, chi cita dati senza dare numeri ma sensazioni da social

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C’è chi chiede di chiudere le scuole, chi di cambiare i protocolli nazionali, chi cita dati senza dare numeri ma sensazioni da social (i casi attivi lametini comunicati ad oggi sono meno di quelli del 2020, ed in entrambi gli anni c’erano problemi di tracciamento), e così la rappresentanza di studenti contrari al ritorno in classe in presenza ha incontrato nella Sala Napolitano l’amministrazione comunale invece che essere in classe a fare lezione per cercare di convincere il sindaco Mascaro a seguire le scelte dei primi cittadini che hanno scelto la Dad e non quelli che hanno optato per le lezioni in presenza come deciso dall’incontro avuto con l’Anci.

Gli studenti in sala sono per lo più tutti sopra i 14 anni, quindi dovrebbero essere già da quest’estate nella fascia vaccinabile, confidando scetticismo per l’attuale situazione sanitaria ma anche organizzativa scolastica dopo la fine del primo quadrimestre, né fiduciosi che i contagi frutto dei momenti conviviali festivi possano essere contenuti dalle misure previste a livello nazionale, specie con i problemi nel tracciamento dei contatti e dei positivi reali.

Visto il tenore degli interventi, anche il sindaco decide così di partire dai dati nazionali e dalle norme in essere, che non dipendono dalla volontà della singola amministrazione, elogiando però la volontà di confrontarsi avuta dagli studenti presenti nella Sala Napolitano e non in aula.

«La didattica a distanza non è la stessa scuola in presenza, è una forma di intervento necessario solo in casi eccezionali» ribadisce Mascaro, «nel 2020 abbiamo avuto mesi in cui non potevamo uscire di casa, dopo due anni di pandemia abbiamo strategie ed armi diverse a livello internazionale. Dobbiamo valutare le singole situazioni per istituto o classe in questa fase, intervenire solo in reale caso di accertati contagi diffusi. In tutta Italia la maggioranza degli istituti è rientrata in presenza anche in questo periodo di curva dei nuovi casi in salita».

Le differenze scelte avvenute anche nel lametino vengono così giudicate dal primo cittadino come «diverse valutazioni, anche prudenziali, che però non tengono conto delle direttive nazionali. Possono esistere delle situazioni anche da rivedere a livello strutturale, di competenza comunale per quanto riguarda le scuole dell’obbligo e provinciale per le superiori, ma bisognerà vedere se sono state segnalate dai dirigenti».

Ai ragazzi viene fatto notare come il Tar Calabria in più sentenze abbia fatto valere il prevalere delle lezioni in presenza, il che presuppone che qualcuno abbia presentato ricorso alle ordinanze ove presenti (successe anche un anno fa contro al decisione emanata dall’allora presidente facente funzioni Spirlì), rassicurando anche sulla reale situazione dei contagi reputando che «sicuramente i casi attivi saranno più di 248, ma se a livello nazionale si è anche a livelli di un cittadino positivo ogni 31, la situazione locale non è di tale gravità».

L’augurio del sindaco è che «anche grazie alla campagna vaccinale, ognuno per le proprie prerogative istituzionali, si possa tornare a livelli pandemici sotto i livelli di guardia» non nascondendo però l’attuale fase di difficoltà della sanità regionale e provinciale (il parere chiesto dall’Asp non è mai arrivato).

Apertura al confronto, ma senza poter arretrare dalle decisioni prese, viene esposta anche dal presidente del consiglio comunale, Giancarlo Nicotera, e dalla presidente della terza commissione, Antonietta D’Amico, seguiti anche dagli altri consiglieri comunali presenti visto che nella stessa mattinata doveva tenersi anche la seduta della commissione sanità.

Dall’opposizione si ribadisce la volontà di una sospensione per 15 giorni delle attività in presenza.

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