In morte di un galantuomo e in celebrazione di una vittima

Il ricordo di Luigi Mazzei tracciato da Vincenzo Speziali

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    Il ricordo di Luigi Mazzei tracciato da Vincenzo Speziali

    Ho appreso -con straziante dolore e sofferenza acuta- della morte di Luigi Mazzei, noto imprenditore lametino, nonché vittima -notoria, ma sempre più non occasionale- di barbarie, a mezzo di braccio armato giustizialista.

    L’ho incontrato -per caso- recententemente, a Roma e alcuni mesi fa in Calabria, dove mi aveva messo al corrente del libro che aveva scritto e per il quale era in procinto di darsi da fare alfine di presentarlo ufficialmente.

    L’ho trovato sereno e, al contempo, distaccato dall’inferno in terra in cui la malagestio dell’amministrazione dell’attività inquirente, lo aveva ricacciato anni fa e per diversi anni lo ha tenuto -impropriamente (e alla fine dei fatti si può pure dire, ingiustamente)- prigioniero ‘civile’ (ma sarà poi civile tutto ciò?).

    Adesso, nel mentre tornava alla vita, lo sopraffae (impossessandosi di lui), implacabile e ineluttabile, la crudele morte, cinica e beffarda, eppure alla stregua di molti discutibili carnefici, i quali si nascondono dietro paraventi di legaliticume.

    Non avrà retto, il povero Luigi, agli stress e ai dolori degli anni da colonna infame, i quali, silenziosamente, avranno lavorato lentamente, come un intruso che ci si porta dentro, anzi un nemico che sconfina nel nostro territorio, ovvero la vita, l’intimo, l’animo, la dignità e il corpo di noi altri

    È ovvio, che -al solito- nessuno e a norma di legge -poiche` pure essa sarebbe legge, per di più dello Stato- pagherà (persino con ricadute negative di carriera), ma tanto chi se ne frega di un uomo e della sua famiglia, se la vita è spezzata e i trogloditi del giacobinismo, indistinto e insensato (per di più appoggiati da certa ‘stampaccia’ che abusa della professione giornalistica), dicevo chi se ne frega di un dramma simile?

    Pochi, oppure molti, certamente quelli che lo hanno conosciuto, ma non certo coloro i quali lo hanno ‘ucciso’.

    E sono i più pericolosi, ma sono quelli che la Democrazia e il popolo libero, sconfiggerà, perché le cose passano e le dittature finiscono.

    Sempre!

     

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