Palasparti chiuso per un bottone mancante, anche la Conad Lamezia non esclude di ritirare la squadra

Il presidente della società di volley maschile rimarca la possibilità di tornare almeno ad allenarsi in via Marconi

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    Presente insieme ad altre realtà sportive ieri alla manifestazione fin sotto il Comune, la Conad Lamezia come le altre squadre lametine che gravitano attorno al Palasparti si appresta a festeggiare non solo il primo approdo in A2 di volley maschile, quanto l’anno di “trasferte obbligate” per la chiusura dell’impianto di via Marconi.
    Tramite l’account societario, il presidente Salvatore Rettura ha deciso di rendere nota la lettera inviata il 4 novembre al commissario Alecci ad oggi ancora senza risposta, appellandosi alla dirigente Nadia Aiello per aprire le porte dell’impianto almeno per gli allenamenti.
    Così, come fatto anche da altre realtà, anche Rettura si rivolge al prefetto, Francesca Ferrandino, sottolineando come «le difficoltà che lo sport a Lamezia Terme sta attraversando ormai le conosce e conosce anche quali banali impedimenti stiano rendendo impossibile alle società sportive di portare avanti il proprio progetto e le proprie attività. Di fronte la menefreghismo e alla noncuranza che abbiamo incontrato in questi mesi mi vedo costretto a ricorrere al suo aiuto. La mia società non vuole arrendersi, non vuole darla vinta a chi intende radere al suolo ogni attività positiva sul territorio. Gli sforzi economici affrontati lo scorso anno per centrare una promozione in Serie A2, la seconda serie nazionale di pallavolo maschile, e quelli ancor maggiori sostenuti nel corso dell’estate per poter adeguare società e organico al difficile campionato che ci troviamo ad affrontare non possono e non devono andare perduti. Ma dopo l’ennesimo nulla di fatto, anche la mia società, così come già successo al Basketball Lamezia, si troverà costretta a dover rinunciare al Campionato di competenza». 
    Rettura sottolinea come «la mancanza di un impianto “nostro” dove giocare o allenarci comporta dei costi eccessivi. Paghiamo per allenarci quotidianamente a San Pietro a Maida, facendo fare ai ragazzi ogni giorni mezz’ora di macchina. Paghiamo per giocare le nostre gare “casalinghe” a Corigliano o a Vibo, di fatto giocando delle vere e proprie trasferte non previste. Tutto questo perché? Perché non si trova la soluzione per installare un banalissimo pulsante al Palasparti i cui lavori di agibilità, altrimenti, sarebbero finiti. Allora mi chiedo. Perché durante la scorsa stagione, con lavori ancora da effettuare, ci è stato concesso di allenarci all’Alfio Sparti e oggi, che manca solo quel famigerato pulsante non possiamo farlo? Perché non ci viene concesso di poterlo utilizzare almeno per gli allenamenti settimanali in attesa che qualche persona con un minimo di coscienza risolva definitivamente la situazione? Per lo nostra sopravvivenza, per la sopravvivenza dello sport a Lamezia la riapertura dello Sparti è di vitale importanza. Ora affrontiamo costi che non erano previsti per spostarci di continuo e a questi costi dobbiamo sommare il mancato incasso alla domenica perché non tutti sono disposti ad arrivare fino a Vibo o a Corigliano per vedere la nostra squadra. Purtroppo in zona non ci sono altre strutture che possano ospitare gare di pallavolo maschile di serie A2 per le quali sono richiesti particolari parametri di capienza e altezza dell’impianto. Le alternative percorribili sono 3: Corigliano, Vibo e Reggio Calabria, tutte città fuori provincia (il Palazzetto di Catanzaro ci risulta al momento chiuso al pubblico), tutte situazioni lontane che penalizzerebbero oltremodo società, squadra e anche i nostri tifosi». 
    A meno di ulteriori “colpi di teatro”, come i certificati di idoneità statica validi contestati a novembre per gli stadi, il massimo dirigente della società di volley maschile rimarca come «l’incolumità degli spettatori non dovrebbe essere a rischio dopo i lavori effettuati nelle ultime settimane, il famigerato “pulsante” mancante non ne compromette l’impiego né l’agibilità in senso stretto. Mi chiedo allora, non si può, così come succede per altre strutture, far effettuare il sopralluogo alla commissione di vigilanza che ne accerterà l’agibilità con la sola eccezione di quel benedetto pulsante e farci concedere una deroga per l’utilizzo dello stesso con l’impegno che prima o poi quel pulsante venga finalmente montato? Perché la burocrazia cieca e ottusa deve continuare a fare del male a questa terra? Ci conceda di poter tornare a giocare e allenarci nel nostro impianto, ci conceda di tornare a Lamezia e di poter dare alla città la possibilità di ospitare un campionato nazionale, con tutti i benefici, anche in termini economici, che questo comporta. Non faccia morire anche noi così come è già morto il basket a Lamezia, non lasci che questa città che tanto può dare all’intera provincia venga rasa al suolo. Non lo permetta».

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