Reazioni alla nuova crisi annunciata dall’Abramo nel settore call center

Sindacati e politica chiedono tutele per i lavoratori

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A rompere il monopolio del coronavirus nell’ambito delle notizie arriva la nuova crisi annunciata dall’Abramo nel settore call center.

«Con una frequenza che definirei inquietante, oltre che irrispettosa, i lavoratori del call center Abramo sono costretti a subire le ondulazioni di un’azienda sulle cui difficoltà, e sulle cui colpe, Regione e Governo, ora più che mai, sono chiamati ad intervenire con concretezza», reputa il deputato lametino Domenico Furgiuele, «ciò perché la crisi a corrente alternata del call center rischia di innescare una bomba sociale le cui conseguenze il nostro territorio non potrebbe contenere».

Si chiede alla presidente Santelli di «intervenire con la massima urgenza insieme agli assessori e alle strutture regionali competenti per aprire istituzionalmente il caso Abramo. Non si scherza sulla carne di centinaia di lavoratori già precari».

Dal fronte sindacale anche l’UGL Telecomunicazioni dichiara «lo stato di agitazione permanente e sollecita l’azienda a venire allo scoperto una volta per tutte. Dia tempi certi rispetto al pagamento degli stipendi e abbia rispetto  dei lavoratori calabresi. Occorre, ancor più,  rispetto per le persone che non hanno mai lesinato sacrifici davanti agli scenari di crisi del settore».

Il sindacato rimarca come «in questi giorni abbiamo assistito a goffi tentativi aziendali di attivare lo smart working, lavoratori che hanno sentito dirsi tutto ed il contrario di tutto. L’abilitazione di tutti lavoratori allo smart working è infatti ancora in alto mare», ricordando che «era giugno del 2019 quando apprendemmo della emissione di un  Bond da parte di Abramo CC  per svariati milioni di euro sottoscritto dal Fondo Tenax Capital. Azienda riferiva di voler effettuare investimenti. Quali, onestamente nessuno lo ha capito. A gennaio chiedemmo all’azienda di chiarire pubblicamente quale fosse il suo stato di salute economico e soprattutto se fosse stata capace di continuare a svolgere sul mercato dei servizi Customer Care quel ruolo che, grazie alla professionalità ed al contributo di tanti lavoratori e lavoratrici Calabresi, si era ritagliata. Le dichiarazioni di ieri, in uno scenario precario socialmente ed economicamente, sono uno schiaffo ai lavoratori ed alle loro famiglie».

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