Serafino Parisi si insedia come vescovo della diocesi lametina affidandosi alla Madonna e ai santi patroni fotogallery

Nell'omelia riferimenti alla parabola del buon samaritano e la storia di Caino ed Abele per condannare le divisioni

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Affidamento alla Madonna in preghiera, ai santi Pietro e Paolo tramite le statue ad inizio e fine processione, per l’insediamento del vescovo Serafino Parisi con la cerimonia tenuta questo pomeriggio su Corso Numistrano, non gremito però da tutti i fedeli che erano attesi dal territorio della diocesi.

Nell’accogliere il nuovo vescovo, l’amministratore diocesano, Giuseppe Angotti assicura che «a Lamezia Terme troverà tante risorse e potenzialità; troverà gente laboriosa, generosa, volenterosa e sinceramente accogliente dentro un’identità ecclesiale ben radicata e ricca di tradizioni; troverà una comunità civile quotidianamente impegnata, pur se nella fatica, soprattutto nella costruzione di una sua propria identità di città che per quanto di giovane fondazione è custode di ricchezze e tradizioni diverse insieme alla consapevolezza, anche se a volte non completamente espressa, del patrimonio di una bellezza territoriale che in tanti guardano con ammirazione: dal mare ai monti dentro una meravigliosa armonia e in una posizione geografica veramente unica perché strategica».

Non si nasconde che «ovviamente troverà anche problemi di diversa natura e di diversa entità, a volte resi più evidenti da una latente mancanza di prospettive ad ampio raggio che rallentano l’impegno di tanti nel trovare soluzioni possibili per il bene sia spirituale che sociale di tutti».

Nella passionale omelia il vescovo mette in guardia sulle divisioni, parlando di “scempio” dove «trionfa l’inimicizia, che non ci siano Caino e non ci siano Abele, riflettiamoci a livello comunitario e sociale nelle nostre parrocchie. Nella parabola del buon samaritano un nemico cura un altro nemico, perché sa che quel gesto può rimarginare la ferita dell’umanità e non solo quella dell’uomo che ha davanti».

Il pastore della diocesi invita ad «imparare dallo straniero e dal nemico lo stile di Dio, tramite la compassione rigenerare a vita nuova l’umanità. Prendersi cura dell’altro, come già detto questa mattina in ospedale, non vuol dire solo mettere a servizio dell’altro la propria professionalità ma metterci passione». Si invita a «riconciliarsi anche con chi è in polemica con noi, alla storia di questo nostro territorio trasmettiamo una novella nuova nel segno del Signore».

 

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