Anche l’accoglienza dei profughi ucraini alla prova dei problemi sanitari e burocratici oltre che linguistici foto

Richiesta all'Asp di Catanzaro per chi arriva nel lametino di poter avere assistenza sanitaria ed amministrativa a Lamezia Terme senza andare a Catanzaro

Incontro operativo nel giorno di San Giuseppe da parte della Caritas lametina in merito all’accoglienza dei profughi in arrivo dall’Ucraina, anche se la risposta di presenze nella sala del seminario vescovile è meno corposa di quanto si ci aspetterebbe rispetto agli intenti dichiarati.

Loda «il grande cuore dei calabresi» il vescovo Giuseppe Schillaci parlando della «sinergia in atto per sostenere e sostenerci. Stiamo capendo cosa voglia dire assistere a questo orrore in atto, un conflitto che nessuno avrebbe mai immaginato avremmo rivisto ai giorni nostri».

Per il pastore della Chiesa lametina «se vogliamo essere umani dobbiamo dimostrare il coraggio di mettere in campo tutte le nostre potenzialità, andare oltre al ruolo di spettatori di quelle immagini terribili. Non possiamo voltarci dall’altra parte, dobbiamo andare incontro alla richiesta di umanità e aprire il grande cuore dei calabresi».

Don Fabio Stanizzo, direttore della Caritas lametina, spiega come «attualmente abbiamo censito 55 persone che dall’oggi al domani si sono trovati senza più nulla in fuga dall’Ucraina, ma è un’emergenza ancora in atto e per questo abbiamo ritenuto necessario incontrarci per chiarire gli aspetti sia sanitari che scolastici necessari, ma anche dare indicazioni alle tante famiglie che si stanno dimostrando disponibili ad accogliere donne e bambini».

Le prime persone accolte sono così state distribuite tra case di cittadini ucraini già in città e canoniche a disposizione della Caritas, rimarcando come «i circa 25.000 euro raccolti fino ad oggi sono stati devoluti alla Caritas italiana ed ucraina, altri contributi come buoni spesa sono stati incanalati per le prime necessità. Oggi una prima richiesta è quella verso l’Asp di Catanzaro, permettendo a chi arriva nel lametino di poter avere assistenza sanitaria ed amministrativa direttamente qui a Lamezia Terme senza dover andare a Catanzaro, perché l’accoglienza in famiglia comporta anche che la stessa provveda a questi aspetti come quelli scolastici. Vanno date indicazioni chiare, le attuali previste son momentanee perché legate ad una situazione in divenire».

Oltre che da Lamezia Terme prime risposte stanno arrivando anche dai comuni dell’hinterland come Maida, Serrastretta, Soveria Mannelli, Gizzeria, San Pietro a Maida, Conflenti, annunciando come «per il trasporto pubblico locale la Multiservizi ha previsto delle tessere gratuite in favore dei cittadini ucraini per poter raggiungere anche la mensa all’interno del complesso interparrocchiale di San Benedetto» ma ammonendo che «superata la fase iniziale il problema è istituzionalizzare il tutto: i costi e le spese nel tempo, le pratiche burocratiche che passano da più enti come Prefettura e Tribunale dei Minori, dover fare rete per evitare sforzi inutili o un calo di interesse. Le iniziative estemporanee, per quanto benefiche, possono avere effetti controproducenti».

Anche il sindaco di Lamezia Terme, Paolo Mascaro, richiama «la voglia di coordinarsi per un progetto benefico ma ambizioso», invitando «a non assuefarsi alle immagini di guerra ma creare una stabilità nei nostri territori a chi fugge dalle barbarie, per questo servono assistenza ed inserimenti a più livelli, ma coscienti che saranno situazioni non di breve periodo. Come amministrazione siamo presenti, nei nostri limiti, per dare disponibilità e sollecitare le istituzioni coinvolte per trovare soluzioni condivise sugli aspetti burocratici e sanitari».

Nell’attuale fase la Prefettura di Catanzaro ha chiesto ai vari Comuni una ricognizione di eventuali immobili pubblici da mettere a disposizione, ma nelle testimonianze raccolte gli ostacoli maggiori delle famiglie oltre alle barriere linguistiche (sia in casa che all’esterno, al netto dell’impegno già in campo degli ucraini già residenti e quindi più avvezzi alle traduzioni) ci sono le esigenze sanitarie e la regolarizzazione delle varie posizioni (studio, lavoro, assistenza, etc).