Lamezia Terme ricorda le proprie vittime di mafia, ma la risposta della cittadinanza è minima foto

In mattinata nel luogo dell'omicidio ancora insoluto di Tramonte e Cristiano autorità e scolaresche, nel pomeriggio corteo partecipato per lo più dagli scout

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Come sarà ogni 24 maggio, dopo l’istituzione da parte dell’amministrazione comunale, giornata in ricordo delle vittime lametine di mafia quest’oggi, con primo momento in mattinata per onorare Tramonte e Cristiano, i due netturbini uccisi mentre erano in servizio sul cui caso ancora oggi si chiede giustizia, ma senza che siano emersi nuovi elementi per riaprire il fascicolo.

Nel pomeriggio invece corteo dal Tribunale all’area mercatale per ricordare le altre vittime lametine, con animazione degli scout Agesci, le cui divise azzurre rappresentano la maggioranza del centinaio di partecipanti, come in mattinata erano stati studenti delle scuole ad essere presenti al pari del vicario generale della Diocesi di Lamezia Tommaso Buccafurni, il sindaco Paolo Mascaro ed alcune autorità civili, militari e politiche.

“Oltre al ricordo, dobbiamo fare qualcosa di più. Mi associo alla richiesta fatta dai familiari di riapertura delle indagini perché verità e giustizia sono l’antidoto della violenza”. Così il presidente della commissione antindrangheta della Calabria Pietro Molinaro, stamani a Lamezia nel corso della commemorazione di Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte, i netturbini uccisi all’alba del 24 maggio di 32 anni fa mentre stavano effettuando il loro turno di lavoro. “Pasquale e Francesco che sono stati trucidati in questo luogo – ha aggiunto – erano due persone straordinarie che lavoravano in questa città e che avevano in mano una scopa e non delle armi”.

Parole, quelle di Molinaro alle quali si sono aggiunte quelle del fratello di Cristiano che, rivolgendosi ai ragazzi ed ai bambini delle scuole che hanno letto alcuni loro pensieri, si è detto “commosso. Noi – ha aggiunto – stiamo attendendo delle risposte. Siamo stati dal procuratore Gratteri, dal procuratore Curcio al quale abbiamo consegnato documenti importanti per poter fare riaprire queste indagini. Un’attesa lunghissima, per noi, sacrificante, ed anno per anno stiamo lottando per poter scuotere questa giustizia che va molto a rilento. Speriamo bene.

Noi crediamo nella giustizia e speriamo che sia la volta buona per la riapertura delle indagini Abbiamo subito una scossa terribile nella nostra vita. Ce la stiamo portando dietro. Non è facile vivere un’esperienza del genere”. Quindi, nel ringraziare Gratteri “per il lavoro che sta facendo anche in questa città”, Cristiano ha chiesto “giustizia. Mi auguro che si faccia veramente qualcosa. Parecchie volte – ha aggiunto – siamo stati interpellati, ma poi non è successo niente. Bisogna fare parlare quelli che sanno, non solo sulla nostra storia, ma anche su quelle degli altri. Bisogna stringere questi pentiti e farli parlare perché la riapertura delle indagini dipende anche da loro. Facciamo tutti una grande pressione affinchè questo fatto venga alla luce per dare giustizia a noi ed a tutta la città”.

Amalia Bruni, Consigliere Regionale del Partito Democratico e Vicepresidente della Commissione Antindrangheta, ricorda come “trentadue anni fa, a Sambiase, zona Miraglia, furono assassinati due netturbini, Pasquale Cristiano e Francesco Tramonte. Noi oggi li abbiamo ricordati con questa iniziativa toccante alla quale hanno partecipato, oltre alle autorità civili e religiose tanti bambini delle scuole di Lamezia, che sono la speranza di un futuro migliore della nostra comunità.

Il dolore è ancora vivo perché a distanza di oltre 30 anni da quel crimine efferato nessuno ha scoperto chi sono i colpevoli e nemmeno perché i due lavoratori sono stati ammazzati a colpi di mitraglietta. Ipotesi tante, l’appalto sulla gestione dei rifiuti, la longa manus della Ndrangheta sulla Cosa pubblica, una ritorsione per un affare mancato, ma nessuna certezza. La loro commemorazione è un atto sentito oltre che dovuto, soprattutto per le loro famiglie e per tutta la città che è ancora incredula per quanto accaduto. Pasquale, 28 anni, e Francesco, 40 anni, non sono stati uccisi da un proiettile vagante, e neppure presi di mira perché scomodi a qualcuno dei clan che operano a Lamezia.

Probabilmente sono il risultato dei “danni collaterali”, uccisi sull’altare della guerra per il controllo della raccolta dei rifiuti che da poco era stata privatizzata a Lamezia. La cosa che continua a essere assai strana è che a tanti anni dall’omicidio di questi onesti cittadini, non ci sia stato nessun pentito o collaboratore di giustizia che abbia aiutato a fare luce su questa tragedia.

La Giustizia a volte fa giri larghi, altre volte larghissimi, prima di riuscire a raccontare la verità dei fatti. Speriamo che anche in questo caso prima o poi si faccia chiarezza, lo dobbiamo alle famiglie di chi è scomparso e a cui vanno la mia vicinanza e affetto incondizionati”.

La “Giornata della Memoria Lametina delle vittime innocenti di ‘ndrangheta” del 24 maggio aveva prevista una tappa in memoria di una vita stroncata ingiustamente come una testimonianza da raccontare:

  • i due netturbini Francesco Tramonte e Pasquale Cristiano uccisi nel quartiere Miraglia di Sambiase il 24 maggio 1991
  • la guardia giurata Antonio Raffaele Talarico, assassinato il 2 settembre 1988, presso la sua casa natale di Vico Poerio II, ancora nel centro storico di Sambiase.
  • il Tribunale di Piazza della Repubblica per l’avvocato Torquato Ciriaco ucciso il 1° marzo 2002 e l’avvocato Francesco Pagliuso assassinato il 9 agosto 2016
  • Corso Numistrano per ricordare Francesco Ferlaino, primo magistrato vittima di ‘ndrangheta in Calabria, ucciso il 3 luglio 1975
  • Via dei Campioni dove persero la vita i coniugi Aversa – Precenzano il 4 gennaio 1992.
  • l’area mercatale del quartiere di Nicastro per ricordare Gennaro Ventura, fotografo e carabiniere in congedo ucciso il 16 dicembre 1996

 

 

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