Conferenza “Punire o redimere? Giustizia e Salvezza” sabato presso il santuario di Nostra Signora di Fatima

Relatrice Paola Ziccone, Direttore dell’Area Esecuzione dei provvedimenti del Giudice Minorile del Centro Giustizia Minorile della Regione Emilia-Romagna e Marche

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Sarà Paola Ziccone, già direttrice degli istituti penali di Firenze e del “Pratello” di Bologna, oggi Direttore dell’Area Esecuzione dei provvedimenti del Giudice Minorile del Centro Giustizia Minorile della Regione Emilia-Romagna e Marche, a inaugurare con una conferenza dal titolo “Punire o redimere? Giustizia e Salvezza” il ciclo di tre grandi quaresimali che l’arcipretura di Soveria Mannelli propone per la Quaresima 2022.

L’incontro, che si svolgerà in presenza e che sarà aperto al pubblico, si terrà presso il santuario di Nostra Signora di Fatima della cittadina del Reventino il 12 marzo alle 18.

Paola Ziccone è autrice di un libro scritto a quattro mani con il cardinale di Bologna Matteo Maria Zuppi dal titolo “Verso Ninive. Conversazioni su pensa, speranza, giustizia riparativa” edito da Rubbettino.

Quello proposto dall’arcipretura di Soveria Mannelli è un incontro sull’accoglienza dell’altro che è spesso vittima del male stesso che compie, sulla comprensione di questo male, sull’incontro in una zona liminale tra vittime e carnefici, tanto prezioso quanto mai attuale in un momento come quello che stiamo vivendo in cui vediamo continuamente scene di odio, di guerra e di violenza, in cui la parola “misericordia”, nel suo pieno senso etimologico, sembra così difficile da pronunciare, in un mondo, ancora, in cui due anni di pandemia hanno acuito le differenze sociali e hanno spinto sempre di più gli individui verso logiche solipsistiche che hanno fatto del “mors tua vita mea” la regola che disciplina i rapporti umani.

«È difficile creare una società accogliente – scrive Zuppi nel libro – Occorre prima far nascere la consapevolezza dell’amore al “prossimo”, ossia che non è possibile l’amore senza un “prossimo” da amare. Il “prossimo” non è un di più, ma è costitutivo della relazione. Il “prossimo” è l’altro, il singolo, ma anche la città intera, tutti quelli che incontriamo e che ci vivono accanto. Il “prossimo” non è una categoria: è chiunque cammina con noi per un tratto della vita. Purtroppo facciamo fatica a riconoscere il “prossimo”. Siamo tutti molto individualisti e, nell’individualismo e nel pensare solo a se stessi, è più facile far crescere la logica della condanna: la condanna, infatti, ci toglie la fatica di ragionare e di porci delle domande».

«Talvolta bisogna ricordare – osserva Paola Ziccone – che sottovalutiamo il desiderio di cambiare che hanno le persone e spesso chi si è reso conto di aver sbagliato, sottovaluta lui stesso la forza che ha in sé di cambiare. Occorre qualcuno che creda in noi, che riesca a vedere anche quella parte nascosta o dimenticata o sognata».

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