«Non porrò nessun motivo ostativo per riaprire il Teatro, né l’ho mai fatto, ma se per attaccare me si decide di bloccare stagioni teatrali non è accettabile»

Francesco Grandinetti non usa grandi giri di parole per fornire la propria versione dei fatti attorno al possibile trasloco delle attività teatrali fuori Lamezia

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    «Siamo qui per chiarire e domandarci, in un momento di gestione dello Stato, perché è stata montata questa vicenda. E’ stato il Prefetto di Catanzaro a volere mettere attorno allo stesso tavolo il Comune e noi, ma la responsabilità della mancata riapertura del Teatro non è della famiglia Grandinetti e di Ti.Gi.». Francesco Grandinetti non usa grandi giri di parole per fornire la propria versione dei fatti attorno al possibile trasloco delle attività teatrali fuori Lamezia, distinguendo «l’uso gratuito che si concedeva alle stagioni teatrali e quello a pagamento per gli altri, perché dietro questi motivi ostativi ci può essere anche dover giustificare quanto non lo era. La richiesta che mi riguarda risale al 19 ottobre, ma le attrezzature antincendio erano a servizio del teatro da 10 anni. Già a giugno, dopo la farsa del mancato accatastamento dei camerini in ottica agibilità, avevo firmato un nuovo documento che ribadiva le servitù vigenti. In questi mesi si è tirata fuori la servitù sul lato opposto, quello che dà su via Loriedo, ed al momento della firma in Prefettura hanno tirato fuori il manufatto abusivo da dover abbattere che fino a fine ottobre non era stato preso in considerazione», sebbene la ricostruzione offerta dall’ordinanza emessa martedì fornisca date comprese tra il 20 settembre ed il 19 ottobre in cui il Comune prende contezza della vicenda.
    Grandinetti contesta così che «basta un minuto, dare seguito agli atti per come emerso in Prefettura, ma la terna commissariale deve spiegare con quale criterio si affidano i teatri ad alcune associazioni e non ad altre», contestando anche le dichiarazioni emerse nel giorno precedente dalla conferenza stampa nella sede dell’Ama Calabria. «Con quale dichiarazione che attestasse la disponibilità di un teatro Ama Calabria e le altre associazioni hanno ottenuto l’uso del Grandinetti per partecipare al bando regionale, non essendoci una delibera consiliare?», si interroga nuovamente Grandinetti, precisando però che «non porrò nessun motivo ostativo per riaprire il Teatro, né l’ho mai fatto, ma se per attaccare me si decide di bloccare stagioni teatrali non è accettabile».
    La proposta di Grandinetti è che quindi «a tutte le associazioni siano date le stesse condizioni di utilizzo della struttura che vengono garantite a chi utilizza i teatri per le stagioni teatrali finanziate dalla Regione», anche perché «attualmente siamo ancora custodi ed in proroga per i servizi teatrali, non esistendo un nuovo affidamento, e stiamo aspettando di poter recuperare quanto di nostra proprietà rimasto all’interno del Teatro, con Ti.Gi che garantiva con i propri dipendenti quanto previsto nel certificato prevenzione incendio. La soluzione potrebbe essere quella di costituire una Fondazione ad hoc con tutte le associazioni».
    Scetticismo invece sul bando deliberato dalla terna commissariale, ma mai pubblicato, su offerta e servizi teatrali: «è un bando che va modificato, va divisa la gestione tecnica da quella artistica. Non ha costi accettabili e sostenibili, l’unica conseguenza se si seguirà quella linea è che se ci sarà chi vincerà il bando diventerà padrone di un bene comunale decidendo chi è dentro e chi è fuori».
    Della vicenda si discuterà domani anche in Procura, su spinta del deputato grillino D’Ippolito, non sono quindi esclusi nuovi colpi di scena.

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