«Se chi grida lo fa perché soffre si ci deve alzare per dare una mano, se grida per esprimere sopraffazione non dovrà entrare in Comune»

Presentato il reparto 2018 di Confcommercio sulla legalità a Lamezia, analizzato anche da Alecci

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    Di GIANLUCA GAMBARDELLA
    All’indomani del comunicato stampa moralizzatore dell’associazione antiracket Lamezia, critica verso le attuali forme di protesta e malcontento verso l’amministrazione comunale, dalla manifestazione organizzata da Confcommercio sul tema della legalità presso l’istituto “Luigi Einaudi” emerge come tale tipo di associazioni siano, tanto a livello nazionale che regionale, in coda alle azioni e ai soggetti cui i titolari delle attività commerciali si rivolgono ed in cui ripongono fiducia.
    Nell’auditorium dell’istituto professionale in prima fila i rappresentanti delle varie forze dell’ordine, dietro il tavolo dei relatori i vari esponenti degli enti coinvolti, con Pietro Falbo, presidente di Confcommercio Catanzaro, a rimarcare la scelta di Lamezia Terme come sede della presentazione del nuovo report «poiché una realtà complessa e produttiva» ma anche che «il Pil della ndrangheta è di 54 milioni di euro, in una regione con il 60% di disoccupazione e che tolti gli studenti fuori sede e gli stranieri a breve potrebbe scendere sotto il milione e mezzo di abitanti» proponendo «un sistema condiviso tra istituzioni per favorire l’ambito della legalità».
    Il report 2018 è stato condotto su un campione di circa 4600 associati in tutta Italia, con i dati calabresi in linea in molti casi con quelli nazionali, credendo che l’inasprimento delle pene possa essere un migliore deterrente. Più del 50% si affida per la propria sicurezza a telecamere e sistemi di sorveglianza, attorno al 30% la percentuale di chi denuncia, appena sopra la doppia cifra chi si rivolge alle associazioni di categoria e meno del 5% chi si fida delle associazioni antiracket.
    Del contesto lametino è edotto il Procuratore Salvatore Curcio, che nel suo intervento disserta partendo da un’analisi sociale: «non basta aderire a questo o quel movimento per essere antimafia, ma serve un moto di presa di coscienza. La ndragheta si nutre di silenzi e compromessi, prima che la mafia bisogna scardinare la cultura omertosa e rassegnata. Il disimpegno sociale, il delegare il contrasto della criminalità alle forze dell’ordine e alla magistratura, è qualcosa che non va».
    Parla di “tassa di illegalità” il sostituto procuratore di Catanzaro, Camillo Falvo, secondo il quale «in Calabria quasi tutte le imprese ed esercizi commerciali soffrono la forza della criminalità organizzata», dissentendo però dalla richiesta di inasprimento delle pene «perché anche di fronte alle ultime normative, quello che manca è l’applicazione delle stesse. Il lavoro da fare non è solo quello repressivo, ma dietro serve quello culturale con troppa tolleranza del fenomeno criminale esistente. Dobbiamo forse ancora lavorare sulla celerità delle risposte con i processi, ma ce la possiamo fare».
    I responsabili di carabinieri e polizia a Lamezia Terme, Ribaudo e Crocco, sottolineano la disponibilità delle forze dell’ordine verso la cittadinanza che non risponde però con uguale fiducia nel denunciare piccoli o grandi reati, mentre il comandante della polizia locale, Zucco, invita gli studenti ad iniziare a denunciare anche le irregolarità che vedono a scuola.
    Nonostante i dati del report Maria Teresa Morano elogia l’esperienza dell’Ala e di Trame «perché son servite ad iniziare a parlare di determinati contesti ed argomenti, a far i nomi delle famiglie di mafia e rinunciare alla protezione dei compari», reputando l’abusivismo «un problema che riguarda il futuro di voi ragazzi in ambito lavorativo».
    Presente oggi e non venerdì a parlare ai giovani lametini, il presidente della terna commissariale Francesco Alecci reputa che la diffidenza nel denunciare possa dipendere da preconcetti o il timore di non avere risposte, elogiando il fatto che si sia arrivati alla sesta edizione del report condotto da Confcommercio e che lo si presenti all’interno di una scuola «palestra di formazione dei futuri cittadini». L’ex Prefetto de L’Aquila si interroga sul tema della legalità, partendo dalla stessa definizione, alla luce dei dati espressi, associandoli a quelli di Libera che parlano di 75% di attività sottoposte ad estorsione. «Se chi grida lo fa perché soffre si ci deve alzare per dare una mano, se grida per esprimere sopraffazione non dovrà entrare in Comune», chiosa Alecci denunciando il differente atteggiamento percepito ora da presidente della terna commissariale rispetto al precedente ruolo di Prefetto, «e l’ho ben chiaro da qualche mese anche in questa realtà». Alla fine, quindi, dalle porte sempre aperte si è passato all’astenersi lamentele troppo animate in via Perugini, con possibilità di trattamento diverso a seconda degli autori, nel giorno in cui si rende noto che 3 ex consiglieri comunali insieme ad altre 8 persone son indagate per aver occupato a giugno il Teatro Grandinetti (protesta che però ottenno lo scopo per cui era nata: far tenere i saggi di danza già programmati ma saltati per motivi burocratici). 

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