Per il Movimento 5 Stelle di Lamezia Terme il 28 marzo non si possono ripetere le votazioni nelle 4 sezioni annullate dal Tar

I legali scrivono al Prefetto per non confermare la data del 28 marzo, termine però indicato dal Governo

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Per il Movimento 5 Stelle di Lamezia Terme neanche il 28 marzo è una data ottimale per poter far ripetere le votazioni nelle 4 sezioni annullate dal Tar Calabria a dicembre.

Attraverso i propri Legali, Pitaro&Liperoti, il movumento ha notificato alla Prefettura di Catanzaro una pec riguardo tale aspetto, non pubblicato sul sito istituzionale né del Comune né dell’organo istituzionale di stanza nel capoluogo, contestando che «indipendentemente dal vincitore del ricorso, come si può votare se prima non esce la sentenza del Consiglio di Stato» poiché «si creerebbe in tal caso un caos istituzionale».

Nello specifico Pitaro rimarca che non è stata ancora fissata l’udienza di discussione presso il Consiglio di Stato, mentre il Governo di cui facevano parte anche i 5 Stelle aveva dato come termine ultimo per fissare la data di ritorno alle urne il 31 marzo.

Il “caos istituzionale” citato deriverebbe secondo il legale poiché «tale elezioni farebbero scaturire un nuovo esito elettorale, con l’ingresso di nuovi eletti in consiglio comunale, e il conseguente onere di impugnazione anche del sopravvenuto verbale di proclamazione degli eletti». In realtà, dati alla mano, i 2.255 votanti chiamati nuovamente al voto avrebbero ben poche possibilità di spostare gli esiti del novembre 2019, con solo qualche scranno nell’opposizione in bilico.

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Pitaro fa presente anche che «ove l’esito del giudizio di appello dovesse ampliare il numero di sezioni in cui rinnovare le elezioni, la città di Lamezia Terme dovrebbe essere chiamata nuovamente alle urne; viceversa, ove il Consiglio di Stato dovesse riformare in pejus la sentenza di primo grado, a seguito di ricorso incidentale dell’ex sindaco Mascaro, il 28 marzo si voterebbe in sezioni le cui originarie operazioni elettorali non meritavano l’annullamento».

Per il legale in Consiglio di Stato «il processo elettorale è caratterizzato da estrema celerità ai sensi dell’art. 131 c.p.a («il presidente fissa in via d’urgenza l’udienza di discussione»), e quindi tale giudizio sarà certamente definito in breve tempo», anche se la data sarebbe dovuta essere già nota, poiché senza il rinvio dovuto alle misure Covid-19 il termine originariamente previsto era entro 60 giorni dall’arrivo del commissario Priolo, presumibilmente quindi il 14 febbraio.

Seguendo il precedente laziale nelle 4 sezioni incriminate richiamati a votare sarebbero gli iscritti al 10 novembre 2019

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