Pochi sindaci nel confronto chiesto da “Uniti per il Golfo” sulla salute del mare nella costa tirrenica

L'unione di 14 associazioni chiede chiarezza, sindaci ed istituzioni rimarcano come il problema sia complesso

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Nel confronto chiesto a Civico Trame risposta debole da parte delle istituzioni locali invitate, ma anche delle 14 associazioni che si sono riunite nel gruppo “Uniti per il Golfo” che aveva organizzato il dibattito, la cui portavoce Anna Rosa lamenta che «va risolto il problema dei depuratori, ampliate le indagini su quale siano le industrie ed imprese agricole presenti che inquinano, perché senza guarire il malato terminale che è il mare non c’è vero turismo. Dopo le azioni delle Procure si sta prendendo più coscienza del problema, noi come società civile faremo un’altra manifestazione a fine mese», chiedendo ai sindaci quali siano le azioni che loro stanno mettendo in campo su un tema che risulta più complesso dei singoli atti amministrativi.

Paolo Mascaro, sindaco di Lamezia Terme, chiarisce come «i singoli primi cittadini hanno un potere in questo problema limitato, ma ben venga l’attivismo dell’associazionismo nel chiedere chiarimenti e aggiornamenti. L’impianto di depurazione del nostro territorio, a differenza di altri, ha superato diversi controlli nel tempo ed è gestito da qualche anno da una società terza con un progetto di finanza. La qualità delle acque poi però deve tenere conto anche dell’efficienza di tutti gli impianti della costa e dell’entroterra, e le Procure si sono mosse avendo il potere di intervento che le singole amministrazioni non possono avere, investigando e sequestrando in caso di irregolarità».

Per quanto riguarda la propria amministrazione Mascaro non nasconde che «il Comune ha fatto investimenti su impianti esistenti in zone collinari per piccoli impianti, ma tanto ancora c’è da fare per contrastare l’inciviltà di cittadini che vanno a riempire i corsi d’acqua di rifiuti. Ce ne accorgiamo quando andiamo a pulire i fiumi, negli interventi di riparazione delle condotte fognarie, ma anche la Regione ha accolto la nostra richiesta per avere una task force su questo tema delicato come la bonifica e pulizia per evitare che in mare arrivi di tutto».

Si fa così riferimento anche alla questione dei fanghi da smaltire, sollevata anche dallo stesso presidente Occhiuto con un atto amministrativo regionale, ed il primo cittadino lametino sostiene che «anche il nostro impianto, sebbene funzionale, ha la necessità di avere ulteriori finanziamenti per essere migliorato, ma ogni sforzo economico profuso non può poi essere vanificato da comportamenti non regolari da parte dei cittadini, i quali magari sono parte del problema ma si lamentano con il sindaco in carica». Inoltre la quota che serve a finanziare il sistema di depurazione è all’interno di quanto pagato per il ciclo idrico, il quale fa “acqua da tutte le parti” letteralmente e metaforicamente sia per condotte vetuste ma anche per quanto non riscosso rispetto al totale dovuto.

Antonio Reppucci, ex Prefetto di Catanzaro e commissario uscente del Comune di Pizzo, lamenta che «se è vero che i Comuni hanno poteri limitati, attendere l’intervento della magistratura è una sconfitta della politica. Il ciclo dei rifiuti e quello idrico sono due emergenze in tutta la Calabria, e nella provincia di Vibo Valentia l’assenza di una discarica è una questione che non si riesce a risolvere, le situazioni economiche della maggior parte delle amministrazioni comunali sono al limite del dissesto: non avevamo soldi per comprare le corone per il 4 novembre, figuriamoci se potevamo investire per rendere funzionali depuratori oggi sotto sequestro o mandare i 2 agenti di polizia locale a fare controlli».

Reppucci contesta che «sarà la terza estate drammatica, i finanziamenti annunciati non sono mai arrivati perché non avallati dal Cipe e senza veri investimenti non può esserci un vero turismo. Il fatto che è in Calabria il regionalismo ad oggi non ha funzionato, avevo lasciato 10 anni fa la Calabria in un modo e l’ho trovata con gli stessi problemi di mancanza di acqua e mare sporco, assenza di civiltà e senso civico, evasione, gestione del ciclo dei rifiuti. Questa regione deve guarire dalla “convegnite” e passare ai fatti seguendo legalità e trasparenza nel dare risposte istituzionali».

L’ex Prefetto non pone fiducia neanche sui fondi europei in arrivo: «a Pizzo c’è un solo ingegnere in servizio in Comune, se non riesce a gestire l’ordinario come farà con i progetti per intercettare i fondi richiesti? Essendo in dissesto il Comune non può fare assunzioni, e l’assenza di personale è rimasta una questione irrisolta nel dibattito politico nazionale».

Altro confronto sulle contestate “fioriture algali”: i rappresentanti di Costa Nostra puntano il dito sia contro i prodotti fertilizzanti che vengono usati in agricoltura quanto verso gli scarichi industriali, quelli di Arpacal e Guardia Costiera rimarcano come il fenomeno sia un’irregolarità ma non vada fuori dai dati monitorabili per la salubrità dei bagnanti. Linea comune è quella di riuscire a risalire alle cause, ma rimangono le responsabilità di diversi singoli soggetti, l’impossibilità al momento di monitorare adeguatamente ogni condotta, impianto di depurazione, scarico.

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